La personalità di questa artista. Giovanna Andreassi, merita di essere considerata per la complessità del suo impegno di ricerca e per la vastità pluriforme della sua sfera di interessi.
In realtà, ciò che particolarmente convince, all’interno della sua ricerca creativa, è la compostezza unitaria e la coerenza di fondo che anima tutte le cose cui ella affida il mandato di rendersi espressione della propria vitalità interiore.
Nel dire questo, evidentemente, vorremmo innanzitutto che si liberasse la figura della nostra artista dell’etichettatura un po’ semplicistica di eclettismo, giacché nel suo caso, non v’è un trascorrere da uno stile all’altro con disinvolta elasticità trasformativa, ma c’è, piuttosto, la manifestazione responsabile d’una unità del sentire che cerca, di volta in volta, le forme più adeguate ed idonee per esprimere il suo stato d’animo, per fare emergere alla coscienza percettiva la ridda complessa delle umoralità interiori.
Emerge, da questo dato descrittivo la ricchezza poliedrica di una artista che, non a caso, è stata così rappresentata come personalità completa, performer di razza naturalmente portata alla creatività dotata di versatilità e talento riconosciuta come valente fotografa ed apprezzata ballerina capace di dar vita a tele – in gran parte acrilici anche di grandi dimensioni – che rispecchiano mentalità cosmopolita e spiritualità New-Age.
Di fatto, come si può ben comprendere, la versatilità creativa di questa artista è particolarmente espansa e la ricchezza della sua proposta creativa si afferma come orizzonte propositivo entro cui ella lascia nutrire le radici del proprio impeto creativo.
Ne emerge un contesto compositivo ove le coordinate di fondo assumono un proprio spessore identitario costringendo il fruitore a liberarsi dello stereotipo della necessità ordinamentale nello specifico delle scansioni disciplinari.
È molto importante, infatti, aver conto della disposizione creativa a prodursi in una sottolineatura, comunque manifestata, di una forte istanza interiore, che emerge e si afferma come necessità argomentata di dar corpo ad un immaginario che sia senz’altro estrinsecazione di una ricchezza di carattere individuale, ma che sa farsi anche interpretazione, in senso più dilatato e generale, di una condivisione del vivere che è quella della nostra contemporaneità.
Ecco, allora, che le istanze espressive si tramutano in proposizioni espressionistiche, avendo conto che la profondità di segno è possibile riscontrarla in ogni specifica della ampia gamma del suo orizzonte creativo, al di là delle tecniche e dei linguaggi di volta in volta prescelti.
Espressionismo, abbiamo detto, ed occorre precisare il senso e l’accezione con cui adoperiamo il termine: espressionismo come ambito categoriale e non specificamente stilistico, espressionismo, insomma, come indirizzo e non come prescrizione, come ambito e non come calettatura paradigmatica e predittiva.
Sono queste le caratteristiche peculiari che consentono alla nostra artista di poter essere convincente – indipendentemente dalle tecniche di intervento, ma anche grazie ad esse – dal momento che il suo empito creativo determina la forza decisiva di ciascun affondo creativo.
Così nella rappresentazione, ove si afferma un gesto che non arretra di fronte alla necessità iper figurativa, così nella fotografia, ove effettivamente il segno diventa foto-grafico, cioè, fatto di luce, una luce che oseremmo definire neo-caravaggesca per la capacità che dimostra di saper farsi rivelativa delle cose e delle istanze che da esse discendono o che in esse si addensano.
Ma è un gesto, quello della Andreassi, che si fa anche continuità temporale e che, quindi, impara ad utilizzare la scansione della consecutio non solo come opportunità rivelativa dell’oggetto della comunicazione artistica, ma anche come opportunità di coinvolgimento attivo della presenza del pubblico chiamato a mettere in campo una sorta di fruizione partecipata e coinvolta.
È stata definita, la Andreassi, una artista completa; e riteniamo che tale definizione calzi alla perfezione nel suo caso e valga, soprattutto come dirimente rispetto ad un riconoscimento delle sue grandi doti di eclettismo che, predicate tout-court, non renderebbero giustizia di una coerenza interiore e formale di assoluto prestigio.
Rosario Pinto