Nel book shop del Museo Nacional de Antropologìa a Città del Messico, rimango folgorata da alcune statue di ceramica molto colorate e di varie misure. Ne compro una con l’intento, al mio ritorno in Italia, di investigare sulle sue origini e soprattutto sul suo significato come di rielaborarla artisticamente a mia immagine e somiglianza.
Inizialmente chiamata Calavera Garbancera e poi coniata in Catrina da Diego Rivera nel 1947, nasce nel 1910 dal famoso incisore messicano José Guadalupe Posada (1852-1913) durante la dittatura di Porfirio Dìaz con la conseguente Rivoluzione Messicana.
Posada unisce l’iconografia precolombiana di teschi e scheletri e le immagini occidentali di radice cristiana per criticare, nelle sue vignette satiriche, la repressione e corruzione del Paese, le classi sociali agiate e tutte quelle persone che rinunciano alle proprie origini a favore dei modelli europei.
Vestita con abiti eleganti, un bizzarro cappello fiorito e un boa di piume, Catrina rappresenta quel qualcosa che indipendentemente dalle differenze di classe, dal colore della pelle, o dal chi o come siamo accomuna tutti…la morte.