Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto con loro.
(Gianni Rodari, “Grammatica della fantasia”, capitolo secondo, p. 25).
Metaforicamente parlando il sasso rappresenta l’elemento, in questo caso il cuore, l’amore e la passione per l’arte, che in un unico movimento ha risvegliato, nel ricordo di un viaggio, la curiosità e la fantasia verso un materiale chiamato sughero, la memoria di un popolo e i suoi significati più profondi; elementi che nella loro interazione e sinergia hanno toccato e nello stesso tempo evidenziato due dei temi sociali più importanti oggi: i diritti delle donne e le pari opportunità, il riciclo e l’arte del riciclo.
L’abito scultura di sughero interagisce e si collega con gli aspetti identificativi, socialmente e culturalmente parlando, alla subregione sarda, la Barbagia, e si riappropria concretamente di quegli spazi territoriali, di quei rituali dal quale, e da tempo, è stato estromesso o relegato alla sola presenza astratta.
La femminilità, intesa come opera scultorea, si sviluppa inizialmente nei famosi murales di Orgosolo che rappresentavano ieri una denuncia, una memoria sociale e politica, oggi un’arte collettiva e popolare. A Mamoiada, invece, l’abito femminile coglie i particolari dell’abbigliamento dei protagonisti del suo carnevale, i Mamuthones e Issohadores, e li trasporta nella sacralità di Sant’Antonio Abate, il suo fuoco e il maiale, e nella paganità del mitologico Dioniso, la maschera e i Baccanali.
Il viaggio si conclude a Fonni e nella civiltà nuragica, tra l’architettura del nuraghe e della tomba dei Giganti, nel tentativo di ristabilire il contatto perduto tra la terra e il cielo nel loro valore simbolico e cosmico. Elementi architettonici assumono la forma e le sembianze del corpo per ridare vita a quella figura femminile capace di generare e di riportare il tutto alle origini.
Gli argomenti trattati toccano il concetto di abito e la sua trasformazione nel campo artistico centrando il focus sulla scelta dei materiali riciclabili come elementi espressivi e di osservazione del mondo circostante.
Dalle avanguardie del Novecento all’arte del riciclo nel nuovo millennio, attraverso l’utilizzo di un materiale prezioso come il sughero, l’abito scultura si conforma alle nuove direttive europee e ai nuovi progetti presentati da Onlus o da aziende importanti nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute dell’essere umano.