Avevo 8 anni quando, in occasione della prima comunione, ho ricevuto in regalo la mia prima macchina fotografica. Non era professionale, digitale o super complicata e non sapevo usarla, ma la cosa più importante era che potevo fotografare.
Ci sono molti modi per trasformare le idee, le parole e le curiosità in un linguaggio visivo, o più precisamente in immagini. Tra tutti sicuramente la fotografia è quella più immediata e spontanea, capace di cogliere l’attimo. Quella frazione di un millesimo di secondo che può rappresentare una realtà molto più ampia, sia del tempo che dello spazio.
Quotidianamente, quasi in ogni momento della nostra vita, noi siamo dei fotografi. Il nostro occhio umano cattura e imprime nella nostra mente milioni di immagini, per poi archiviarle a livello conscio o inconscio. La fotografia, invece, riesce a superare questo meccanismo umano, rendendolo un qualcosa di palpabile. L’immagine di un’immagine che fornisce la testimonianza dell’esistenza del tutto o del niente, ma soprattutto del nostro essere nel mondo. Una relazione profonda con esso, una particolare ed intima sensazione in cui l’interpretazione diventa soggettiva e personale. Ed è qui, nel confronto con la realtà, che un’immagine per quanto distorta e modificata, nel seguire le visioni degli stessi attori partecipanti, tenta di dare un significato e un senso a quella piccola parte di mondo che per un attimo ci è appartenuto.
Art and Social Identity
La maschera significa, nel suo senso più esteso, fuliggine, fantasma nero. Indica un oggetto che ricopre, totalmente o parzialmente, la figura umana per nascondere chi la indossa o dissimularne l’identità.
…Durante il lockdown Andreassi, dopo attenta osservazione, progetta e realizza una serie di mascherine per ridare voce, un’identità sociale alle persone, attraverso l’arte e l’utilizzo di materiali di riciclo. Pensando a Lei e al suo importante ruolo istituzionale, soprattutto in questo momento critico, l’artista, ripercorrendo la storia scaligera dello stemma veronese, Le dedica questa mascherina che, nei colori araldici dell’oro e del blu, rappresenta la nostra città.
Parte di lettera scritta da Fiorenza Canestrari il 09/07/2020 e inviata al Sindaco del Comune di Verona Federico Sboarina.
Omaggio a Dante nei ‘700 anni dalla sua morte.
I versi iniziali e finali dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso della Divina Commedia sono reinterpretati, dai soggetti e dalla sfumatura dei colori caldi, di alcune opere dello street artist Keith Haring. E sono trasportati nella contemporaneità sociale del secondo decennio del XXI secolo.
Due catene legano il passato al presente e gli uomini tra loro, nel lungo viaggio che dal buio sale verso la luce e arriva fino alla vetta di quella montagna dove, ancora una volta, il Cielo e la Terra si uniscono.
Una sovrapposizione di immagini e un paio di stivali, come torri gemelle diventano i compagni di avventura nella NY del dopo 11 settembre 2001.
Una serie di immagini unisce contemporaneamente le antiche scienze astrologiche, l’arte rinascimentale e moderna, l’anatomia del corpo umano e la fotografia nelle sue varie sfaccettature.
Ad ogni segno zodiacale corrisponde una parte del corpo, un colore e un simbolo. Tra fuoco, terra, aria e acqua, un cerchio, simbolo del Cielo, e un quadrato, simbolo della Terra, racchiudono le proporzioni ideali del corpo umano dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Elementi che trovano nella riproduzione seriale di soggetti e oggetti di Andy Wharol, e forse anche nei contenuti del movimento della Pop Art, l’assemblaggio ideale. Un’unione perfetta che rappresentata dalla figura maschile, però, viene messa in discussione dall’anatomia e dalla fotografia. Mentre la prima evidenzia quella parte del corpo che si potrebbe definire il tallone di Achille di ogni segno zodiacale, la seconda, invece, con l’intento di annullare la differenza di genere, pone al centro dell’attenzione una figura quasi androgena come rappresentante dello specchio dell’Universo.